domenica 2 maggio 2010

Fotovoltaico e siti UNESCO. Articolo su Vicenza

Porto all'attenzione del comitato l'articolo apparso sul Giornale di Vicenza del 30 aprile.

Carlo Francini

Il fotovoltaico vietato in città da Unesco e Soprintendenza

IN CENTRO STORICO. Anche il piano Coppa bloccava gli impianti solari. No ai pannelli sui tetti tra le mura. «L’unico materiale previsto è il coppo» dice l’assessore Cangini. Dopo il Pat nuovo regolamento.

Niente fotovoltaico a Vicenza

Vicenza. Verde, verdissimo. Fortissimamente verde. Non è solo una moda che include anche le parole bio, eco-compatibile. Green è il colore d'obbligo per l'economia post- crisi che deve conquistare il consumatore, ma anche gli amministratori. Purchè, almeno a Vicenza tra le mura medioevali, non si tratti di pannelli fotovoltaici. Non sono un bel vedere. «A detta della Soprintendenza ai beni architettonici deturpano un patrimonio protetto dall' Unesco» esemplifica l'assessore all'Urbanistica Francesca Lazzari.
La lista Unesco non include solamente i palazzi palladiani ma tutta la città all'interno delle mura e questo impone una certa meticolosità e precisione prima di muovere qualunque passo nei confronti di una materia di cui tutti parlano, visto che l'ecoedilizia è diventata occasione di dibattito e studio in tutte le sedi istituzionali.
«Discuterne non basta - precisa l'assessore all'Edilizia privata, Pierangelo Cangini - Bisogna anche agire e valutare gli strumenti di cui il Comune dispone per far sì che la tecnologia possa mettere piede anche all'interno del centro storico, visto che il progresso non si può fermare. Dal momento che gli incentivi esistono, è corretto che possano essere utilizzati da tutti». Nel discorso dell'assessore Cangini ci sono "ma" e molti "però". I primi appartengono al piano particolareggiato del centro storico che porta la firma dell'arch. Mario Coppa e la data di alcuni decenni fa. Il piano distingue due concetti: quello monumentale e quello ambientale. «In quest'ultimo- dichiara l'assessore - si dice chiaramente che gli edifici del centro storico non possono essere toccati esternamente. Inoltre in uno degli articoli si esplicita, senza ombra di dubbio o di fraintendimento, che i tetti di Vicenza possono essere ricoperti solamente da coppi. O meglio si usa il singolare: dal coppo. Non è previsto altro genere di rivestimento».
Un problema non di poco conto per chi vorrebbe ristrutturare facendo valere concetti di cui tutti parlano: energia solare e pulita, pannelli ecocompatibili.
«Questione che stiamo cercando di risolvere - spiega l'assessore - almeno con i nuovi edifici. Quello che sorgerà a Ponte Novo, vicino a stradella della Misericordia, avrà queste caratteristiche e i progettisti hanno pensato ad una copertura integrata e velata per cui i pannelli ci saranno ma non si vedranno. In realtà esistono anche i coppi fotovoltaici, ma hanno costi altissimi e deduco che siano pochi i proprietari disposti a spendere cifre astronomiche che ammortizzeranno nel giro di un decennio se va tutto bene».
E intanto? «Stiamo rivedendo il regolamento edilizio che risale al 1958 - prosegue l'assessore all'edilizia privata - Una volta approvato dal Consiglio ci permetterà di avere più margini di manovra. Ma lo scoglio da superare resta il via libera al Pat, Piano di assetto del territorio. Una volta superato questo scoglio, all'interno dei vari piani d'interventi previsti dalla nuova normativa inclusa nel nuovo strumento urbanistico, potremo inserire l'utilizzo di tecnologie integrate anche nel centro storico che non deturpino comunque quella che rimane l'anima del centro, così come era stata pensata secoli addietro».
In definitiva i pannelli ci saranno ma saranno ben nascosti. La Soprintendenza starà con le antenne ben alzate e lo stesso farà l'Unesco: ma le prospettive affinché il fotovoltaico possa varcare le mure della città ci sono tutte. Almeno tra un po' di tempo. Poi comincerà la battaglia alle antenne paraboliche, più note come "padelle". Perchè anche su quelle la Soprintendenza ha qualcosa da ridire. Sono troppe e disturbano. I proprietari, spesso immigrati, sono avvisati.
Chiara Roverotto