domenica 8 agosto 2010

Fotovoltaico e Regioni: il caso Piemonte

Dopo qualche mese di pausa riporto alla vostra attenzione il tema del fotovoltaico e il nostro territorio.
L'articolo è sulla "Stampa" del 7 agosto 2010.
Colgo l'occasione per augurare a tutti una buona estate.
Carlo Francini
"Il Piemonte non diventerà il Far West del fotovoltaico"
Pannelli fotovoltaici a ridosso delle colline
Stop di Regione e Comuni: troppi impianti snaturano il territorio
ROBERTO FIORI
CUNEO
Cartolina aggiornata dal Basso Piemonte: vigneti, boschi e pannelli fotovoltaici. Stessi scatti arrivano dal Salento, dalla Maremma toscana, da Lombardia, Emilia e Marche.

«Se andiamo avanti di questo passo, tra un po’ dovremo aggiornare il concetto di biodiversità, inserendo nel paesaggio anche i campi di silicio». A dirlo è Laurana Lajolo, che da Vinchio d’Asti, con l’associazione culturale che porta il nome del padre Davide, è tra le più attive nel tentativo di arginare «il Far West del fotovoltaico».

Perché questo Far West galoppi veloce un po’ in tutta Italia, è presto spiegato: basta raffrontare gli incentivi ministeriali e regionali per l’installazione di impianti di energie alternative con la crisi di remuneratività in agricoltura per scoprire che un campo di mais arriva a rendere dieci volte meno dell’affitto di un equivalente campo ricoperto di pannelli fotovoltaici. Con la garanzia per il contadino di un contratto ventennale.

«In molte aree - dice Alessandro Mortarino, coordinatore nazionale del movimento Stop al Consumo di Territorio - il business dei pannelli è diventato un escamotage per far rendere i terreni senza lavorare. In pratica, si disincentivano gli agricoltori a fare il loro mestiere». E contemporaneamente si mettono a repentaglio siti di pregio paesaggistico e di produzione anche d’eccellenza, se si pensa che con la crisi del vino rende di più attaccare la spina che vendemmiare Barbera. Per questo anche Coldiretti, Confederazione italiana agricoltori e Slow Food hanno lanciato l’allarme.

Tuttavia, ogni giorno spuntano nuovi progetti: in un podere della Maremma grossetana stanno per essere installati 20 ettari di pannelli fotovoltaici a terra; in Alta Langa, dalle parti di Monesiglio, c’è chi addirittura ha ventilato l’ipotesi di un parco di 40 ettari. Solo in Piemonte, sono in attesa di risposta oltre 150 richieste per impianti di elevata potenza, senza contare la miriade di piccole installazioni per le quali è sufficiente l’autorizzazione comunale o provinciale.

Per questo la Regione ha deciso di adottare un emendamento, sospendendo tutte le nuove autorizzazioni nelle aree definite con criterio di esclusione, in attesa di una normativa che dev’essere emanata a livello nazionale. La Conferenza Stato-Regioni a inizio luglio ha finalmente fatto un passo avanti, approvando il nuovo decreto Conto Energia per il prossimo triennio, ma manca ancora la firma del Governo e nessuno finora ha avuto la possibilità di leggere il testo definitivo.

In assenza di regole precise, il Far West prospera. A Canelli è stato autorizzato un impianto di 18 mila metri quadrati nell’area collinare di eccellenza vitivinicola candidata con le Langhe a Patrimonio Unesco. A Savigliano, invece, il Comune è riuscito a bloccare un progetto da oltre 30 mila metri quadrati in terreno agricolo di eccellente produttività, vincendo prima al Tar e poi al Consiglio di Stato.

Alba ha scelto la strada della variante al piano regolatore, imponendo regole e spazi molto restrittivi; Isola d’Asti, Canelli e Passerano Marmorito hanno adottato il codice Urbani, su consiglio dell’Osservatorio del Paesaggio astigiano.

Ci sono anche esempi virtuosi: come quello del Marchese Di Gresy, che nella sua cantina a Barbaresco ottiene energia pulita con un impianto sulle tettoie dei parcheggi. «È quello che chiediamo: coniugare la produzione da fonti rinnovabili con il paesaggio» dice Mortarino. Quindi escludere i terreni di prima e seconda classe, incentivando l’installazione sui tetti delle case e dei capannoni, nelle aree artigianali, industriali e degradate.

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