giovedì 15 ottobre 2009

Il Paesaggio Storico Urbano

Riporto un estratto dal "Giornale dell'Architettura" di questo mese con un articolo a firma di Lodovico Folin Calabi del World Heritage Centre dell'UNESCO che affronta la tematica del Paesaggio Storico Urbano tema fortemente sentito da tutti noi. Le considerazione di Folin Calabi sono molto stimolanti e spero costituiscano una buona base di discussione. Da parte mia vi segnalo il catalogo "bel_Vedere firenze" dove illustriamo il lavoro condotto con l'Università di Firenze sui punti di belvedere come capisaldi per la protezione del profilo urbano della città storica.


Dal " IL GIORNALE DELL'ARCHITETTURA" n.5, ottobre 2009

Una carta Unesco per le città

Lodovico Folin Calabi ( Unesco) anticipa al nostro Giornale l'intenzione di approvare entro il 2011 una nuova Carta sulla salvaguardia e il ruolo contemporaneo delle aree storiche.

A oltre trent'anni dall'adozione della Raccomandazione sulla salvaguardia e il ruolo contemporaneo della aree storiche adottata a Nairobi nel 1976, l'Unesco si appresta ad approvare una nuova carta sulla conservazione del paesaggio storico urbano, la cui struttura verrà discussa a metà ottobre dalla conferenza generale degli stati membri convocata a Parigi.

L'Unesco, sotto l'impulso della sua comunità a custodia del Patrimonio mondiale, ha voluto tornare a porre la questione urbana al centro della propria azione. Negli anni passati ha infatti osservato con occhio attento interventi grandiosi e discutibili: dal ponte sull'Elba a Dresda ai “cetrioli” che incombono sulla Torre di Londra, dalle torri che mettono in ombra le guglie della cattedrale di Colonia al ciclopico grattacielo Gazprom a San Pietroburgo, dal nero alieno del Centro di documentazione e di ricerca Ahmed Baba all'ingresso del dedalo di terra cruda di Timbuktu alle forme maldestre dei nuovi controversi edifici immaginati a Macao, a Istanbul, o in molti centri dell' America Latina.

Negli anni, anche altri consensi internazionali come UN, Habitat o la Banca mondiale si sono cimentati nel tracciare criteri e codici d'azione per fronteggiare lo stesso problema. E se alcuni dei concetti più innovatori sono stati integrati in carte e dichiarazioni o convenzioni approvate nell'ambito di organismi regionali (come la Convenzione europea del paesaggio adottata dal Consiglio d'Europa nel 2000 o la più recente Dichiarazione dell'Icomos sulla conservazione dello spirito del luogo del 2008 ), è però altrettanto vero che la terminologia e l'approccio finora privilegiati non sono omogenei né applicabili ovunque. Dinanzi ad alterazioni del tessuto urbano che sempre più sovente si associano a un diffuso impoverimento del linguaggio architettonico, in una fase in cui la fatica del costruire sembra dettata più dalla necessità del mercato che non da quelle della comunità, sia avverte la crescente necessità di uno strumento universale che sappia proporre in misura coerente e organica principi e norme in materia di conservazione delle città e dell'intreccio con il paesaggio in cui sono radicate.

In questi ultimi anni, la riflessione promossa dal Centro del patrimonio mondiale dell'Unesco, diretto dall'Urbanista Francesco Badarin, anche sulla scorta di decisioni adottate dallo stesso organismo internazionale quale esito di discussioni non sempre unanimi a favore della conservazione di alcuni fra i siti considerati più emblematici del patrimonio comune dell'umanità, ha fatto emergere la figura innovativa del paesaggio storico urbano, alla cui protezione è diretto il progetto di una nuova raccomandazione oggi in discussione. La sua definizione vuole andare oltre la sola idea di centri storici, per includere anche il più ampio contesto geografico entro cui la città si è nel tempo costruita e modificata; ne estende il significato e i limiti dell'organizzazione dello spazio, ai valori sociali e culturali che sono radicati nel vivere urbano, alla percezione visiva e al rapporto tra gli edifici, alla topografia, e alla morfologia, e ne integra anche quelle componenti di patrimonio intangibile e di difformità culturale che costituiscono l'anima di ogni singolo insediamento.

Il nuovo testo, alla cui redazione si applicheranno gli esperti chiamati a raccolta dall'Unesco, in modo da giungere alla possibile adozione definitiva nel 2011, dovrà saper sciogliere i nodi imposti da quelle mutazioni socio-economiche che non rispettino l'autenticità e l'integrità delle città storiche e del loro più esteso “paesaggio”.

Dovrà saper formulare principi che non siano solo enunciazioni di propositi astratti ma che, nel riconoscere l'ineluttabilità e la necessità delle trasformazioni continue negli usi e nelle funzioni delle strutture edilizie, sappiano proporre politiche e strategie per una più adeguata e partecipata pianificazione del cambiamento a uso della comunità. In definitiva, la Raccomandazione dovrà predisporre le definizioni di questo concetto e dei valori patrimoniali che esso sottende, ma anche proporre un ampio spettro di strumenti giuridici, tecnici e di pianificazione utili a riconoscere, catalogare e conservare i valori associati al paesaggio storico urbano, e nel contempo, approntare modelli che possano accrescere le capacità e rafforzare le attività di ricerca a favore della conservazione e, infine, consolidare la cooperazione internazionale tra gli stati onde coinvolgere appieno le popolazioni nella salvaguardia delle proprie città.

Nel riflettere simili principi, l'Unesco ribadisce la necessità di scartare l'idea di conservazione a oltranza, ma di governare la metamorfosi affinché assecondino lo spirito del tessuto storico che le accoglie.

Lodovico Folin Calabi

Centro del Patrimonio Mondiale dell' Unesco


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